La Tuscia ci affascina con i suoi
mille volti, le cui rughe di pietra raccontano una storia millenaria che ci coinvolge
ed avvolge ad ogni passo, tappa dopo tappa… Questa volta guardiamo in faccia il
medioevo tornando a Tuscania.
Vi ho già parlato della stupenda chiesa di San Pietro che sorge sull’omonimo colle e domina maestosamente tutto il paesaggio
circostante; è quindi d’obbligo parlarvi ora dell’altro gioiello del medioevo
viterbese: la basilica romanica di S. Maria Maggiore. Ai piedi del colle San Pietro si erge questo interessante edificio, sorto sulle rovine di strutture di
epoca romana e che sembra quasi nascondersi timidamente dietro a quel che resta
dell’antico campanile datato tra XI e XII secolo. Complessa è la questione della
cronologia per questa chiesa, su cui gli studiosi ancora non riescono ad
accordarsi, visti i numerosi rifacimenti e modifiche succedutisi nel corso dei
secoli. Come sempre avviene in questi casi, laddove la scienza esita, la
tradizione popolare si preoccupa di colmare le lacune: tante sono, infatti, le
leggende ed una di queste afferma che la torre è così vicina alla facciata
della chiesa per impedire la vista della vicina S. Pietro, chiesa concorrente,
essendosi scatenata una forte rivalità tra l’architetto che costruì S. Maria
Maggiore e quello che costruì la basilica in cima al colle. In effetti la torre
campanaria non permette di apprezzare adeguatamente la bellezza della facciata
dell’edificio su cui campeggia l’elegante rosone a tre cerchi concentrici, due
dei quali ornati ciascuno con dodici colonnine marmoree, e contornato da
simboli evangelici. I tre portali preannunciano la suddivisione interna in tre
navate, tipica delle basiliche romaniche; quello centrale, fortemente
strombato, accoglie nella lunetta l’immagine marmorea della Sedes Sapientiae, la Madonna in trono
con il Bambino benedicente.
La facciata, come quelle della gran parte delle
chiese medievali, mostra un consistente repertorio di simboli ed iconografie
medievali che dovevano essere di immediata comprensione per i fedeli la cui
quasi totalità era analfabeta: queste immagini costituivano la Biblia pauperum, la Bibbia dei poveri.
Ai lati del portale centrale, sugli stipiti, le sculture in altorilievo dei
Santi Pietro (a destra) e Paolo (a sinistra) ci invitano ad entrare. L’interno
si presenta ad un primo sguardo quasi spoglio ed austero. Inoltrandoci nelle
navate e tra le colonne, invece, si possono scoprire ad ogni passo tutti i
simboli nascosti che solo un attento visitatore potrà cogliere e cercare di
comprendere. Capitelli, affreschi, sculture ci raccontano il passare del tempo,
il sovrapporsi degli stili, i numerosi rifacimenti e modifiche; da ultimo i
pesanti lavori di restauro conseguenti il terribile terremoto che colpì
Tuscania nel 1971.
|
Sedes Sapientiae |
| | | | | | | | |
Lunetta portale sinistro |
|
Lunetta portale destro |
|
San Paolo |
|
San Pietro |
Ma lo sguardo arriva subito alla zona
absidale e viene catturato dal grandioso Giudizio
Universale (XIV secolo), opera di Gregorio e Donato d’Arezzo. L’iconografia
è quella classica: da una parte gli eletti, dall’altra i dannati, al centro, su
tutti, l’immagine di Cristo Giudice… ma c’è una figura che più di tutti attrae
la curiosità del visitatore: il diavolo chiamato dalla tradizione locale Cacànime (non credo servano spiegazioni
sul perché del nome).
|
Interno (foto da wikipedia*) |
|
Giudizio Universale - particolare del Cacànime (foto da wikipedia*) |
Un elegante ciborio dipinto, un
imponente pergamo marmoreo costituito da elementi appartenenti a varie epoche e
il grande fonte battesimale ci testimoniano ancora l’importanza che ebbe questa
chiesa nel medioevo, prima cattedrale della diocesi di Tuscania (poi perse
questo titolo a favore della chiesa di S. Pietro).
Terminata la visita guidata alla chiesa di S. Maria
Maggiore, prendiamo la strada verso il centro storico, passando accanto al
basolato romano che è ciò che rimane dell’antica via Clodia. Entriamo nel
centro abitato di Tuscania, sul Colle Rivellino, ancora circondato dalle sue
antiche mura medievali di tufo giallo: ci si perde nei suoi vicoli, tra
profferli (tipiche scale in pietra medievali all’esterno delle abitazioni),
torri e antiche chiese. A me piace costeggiare le mura, fare tappa alla Fontana
delle Sette Cannelle ed arrivare fino al Parco di Lavello, che prende il nome
dall’omonima torre, antica proprietà di Angelo di Broglio da Lavello, capitano
di ventura vissuto nel Quattrocento: da qui si gode di una vista panoramica
mozzafiato sulla valle del Marta, sulle Basiliche romaniche di S. Pietro e S.
Maria Maggiore e sui resti dell’antico palazzo comunale detto del Rivellino. In genere è qui che
scattiamo le foto di gruppo o quelle più romantiche, è qui che amo concludere
le visite guidate… per andar via con la Bellezza negli occhi.
|
|
La visita guidata di Tuscania vi lascerà a bocca aperta. Se siete interessati, non esitate a contattarmi anche semplicemente per avere delle informazioni.
*le imagini contrassegnate sono state prese dal web perché all'interno della chiesa è vietato scattare fotografie.
Commenti
Posta un commento